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    Per far vivere altro cadiamo

    Per far vivere altro cadiamo: sacrificio o disperazione, lotta, denuncia o ab- bandono, nel turbinio di vita e morte, di fatto una richiesta, la ricerca di senso; già dal titolo dell’esordio di Marco Carretta troviamo un ventaglio di possibilità e i quesiti irrisolvibili dell’uomo.

    Ronzava in fabbrica
    la corsa continua il rito
    ognuno cercava piegato arnesi
    e tra gli arnesi le carezze del padre.

    14,21 
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    Madre nel cassetto

    Mamma tentava di suicidarsi tutte le settimane. Le domeniche, di preferenza. Forse perché papà era a casa e poteva intervenire, per evitare il peggio. «Te ne pentirai», ammoniva lungimirante tagliandosi le unghie davanti al televisore mentre mamma rovistava tra i coltelli minacciando di tagliarsi le vene.

     

    Sergio La Chiusa, tre anni dopo “I Pellicani” (Miraggi, 2020), torna con un’altra irresistibile affabulazione intrisa di humor nero e gustosissima letterarietà.

    9,48 
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    Lestat sono io

    Quaranta anni fa Flusser scriveva che solo i cosiddetti fotografi sperimentali si “sforzano effettivamente di produrre informazioni impreviste”, solo loro sanno “di giocare contro l’apparecchio”. Ma neppure loro, continuava, “sono coscienti della portata della loro pratica: non sanno di stare tentando di fornire una risposta alla questione della libertà nel contesto generale degli apparecchi”.

    Bongiorni è dotato di una grande tecnica che gli consente di giocare questa partita sperando di uscirne vincitore

    23,69 
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    Le cose penultime

    […]

    Il modo in cui la luce prende in te,

    impregnando quella complessità davanti a cui

    la scienza si arrende, una piega diversa,

    un che di più dolente, di più preciso,

    di più completo, di appena immaginato.

    Come il tuo corpo ferma

    il pullulare di forze in cui muoviamo

    affaticati, e quasi ne nasconde

    l’ossessione, e dice, e tace:

    Guarda –, e allora vedo.

    Il tuo non essere nient’altro che tu, frontiera,

    limite dell’universo, solo tu,

    questo tepore, tutto quello che non è

    tutto il resto – è difficile da dire,

    ma non semplicemente te –: tutto.

    12,32 
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    Notturno formale

    è troppo tardi per tornare a casa.

    obliterare
    vestiti per gioco come segnalibri

    rimandare il momento in cui ti spegni.

    mi toglierò il ghiaccio dai capelli,
    ti dirò che il corpo non significa niente.

    Fotografie di Nerina Toci

    14,21 
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    Per non sparire

    Dall’introduzione di De Angelis:

    «La scena è alta, grandiosa, ispirata. Francesca Mazzotta scrive un poema biografico e universale, singolare e assoluto, con una tensione alla totalità che confina con il pensiero indiano, con l’Atman proteso al Brahman, con la vita singolare profondamente connessa all’Intero della creazione».

    Sarà liberatorio risvegliarsi

    più vivi, saper dire

    “siamo stati”.

    Per primo affiorerà il volto, il collo

    bianco perla, le nicchie delle clavicole

    il torace – risacca di respiro.

    Ancora disabituati al sole sentiremo

    tremori di sangue per i gorghi

    dei polsi, il suo beato pulsare.

    14,21 
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    Nel tempo del padre

    Anche stamani sei sceso nel sonno,

    più giovane di quando sei partito,

    ed erano parole oscure al sommo

    del tuo transito, accenni di un invito

    per altre strade, segnate dai demoni

    celesti, nella lingua delle ombre.

    Ti seguivano, in un vigore estremo,
    un cane lupo e un gatto, là ove incombe

    l’ascesa della Pania in faccia al mare

    -incessante il silenzio di quel luogo
    e la quiete sui volti -, e ritornare
    è stato come il principio, nel rogo
    del giorno, fino al lampo dell’occulto

    indistruttibile, al codice muto…

     

    14,21 
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    Gli analfabeti

    Alessio Merola, il protagonista di questo libro, è un giovane educatore che suo malgrado possiede il potere di una forma straordinariamente accentuata di empatia. È infatti capace di provare su se stesso ciò che provano gli altri, nel bene e nel male: una qualità che gli adulti intorno a lui non sempre sono pronti a comprendere e ad accettare. Così, quello che può apparire come un dono straordinario, si rivela con il procedere della narrazione anche un peso dalle conseguenze insostenibili.

    Con Gli analfabeti Rossella Milone ci regala una storia immersa in un’atmosfera a tratti magica, fatta di pagine memorabili e di sapienti epifanie; e, soprattutto, dà vita a un personaggio indimenticabile, destinato a trascendere le pagine di questa novella.

    Rossella Milone, nata a Napoli nel 1979, ha pubblicato per Einaudi La memoria dei vivi (2008), Poche parole, moltissime cose (2013) e Cattiva (2018). Ha  inoltre pubblicato Prendetevi cura delle bambine (Avagliano, 2007), Nella pancia, sulla schiena, tra le mani (Laterza, 2011) e Il silenzio del lottatore (minimum fax, 2015).

    9,48 
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    Di tutti e di nessuno. Per una poetica della specie?

    La poesia ha a che fare con il modo in cui la nostra specie comprende l’ambiente, poiché ogni volta si compie un rito fos- sile, in cui la voce di un uomo entra nel corpo di un altro tramite la materia sonora cosciente che dà forma al dispiegarsi di scene ed eventi.

    Un saggio su poesia e neuroscienze che ci porta a dire, con Cescon, che i testi poetici, basati sul ripetersi e finire delle forme e del ritmo, raccontano il nostro essere qui, inscritto nel suo divenire, una volta rivissuto nella mente dell’altro.

    15,16 
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    La fiducia nella tradizione

    Un saggio breve, denso e molto diretto, ci porta dentro alcuni nervi scoperti della nostra contemporaneità, nella quale fiducia, futuro e rapporto con la tradizione sono i termini che stanno definendo il conflitto presente, ma anche la speranza futura.

    13,27 
  • L’ettere dal Dietromondo

    Scrive Federico Nobili nella postfazione a questo romanzo strabordante: “Avrei bisogno soltanto di un placebo, che non è un effetto, ma la sostanza fluida del- la nostra inconsistenza: this search for meaning is killing me, this search for meaning is killing me, this search for meaning is killing me. Se lo canti sembra quasi bello. Un ballo che ti sballa e invece è il motore che si sbiella, o forse un rito magico per dimenticare se stessi. Ci vorrebbe solo. Punto. Non lo so. Ma so almeno che è musica tutto quello che scrive Silvano.”

     

    14,00 
  • Liriche terrestri

    Il nuovo libro di Diego Conticello, “Liriche terrestri”, è il nono titolo della collana Poetica di Industria&Letteratura, diretta da Gabriel Del Sarto e Niccolò Scaffai.

     

    In prevendita fino al 27 dicembre, data di uscita nelle librerie. 

     

    Foto di copertina: Francesco Maria Terzago

    15,00